La Limonaia del Castel
Il successo di visite della scorsa stagione ha fatto capire che certi valori e certe tradizioni devono essere recuperati e che possono diventare a loro volta fonte di interesse turistico per il nostro cliente. Più di 30.000 visitatori rappresentano un importante traguardo che ci fa ben capire di cosa la gente cerchi per la scelta delle proprie vacanze. La tradizione è un valore aggiunto che sempre più si accompagna alla ricerca di un turismo sostenibile e consapevole dell'aspetto umano e naturale dei luoghi che si vogliono conoscere e visitare. La riscoperta di questi siti e la loro apertura al pubblico ampliano in maniera intelligente la nostra offerta che vuole trarre dei valori aggiunti dalla sua stessa storia e cultura centenaria che ha portato centinaia di anni fa sul lago i primi turisti attratti da queste incredibili costruzioni che davano al paesaggio un aspetto incantato.
La Limonaia del Castèl (Pdf File)
per altri periodi o informazioni e prenotazioni
al tel. (+39) 0365 954 720, in orario d'ufficio.
Limonaia nel Castel; i limoni a Limone, quasi quattro secoli di storia
Si attribuisce la prima introduzione dei limoni, nel sec. XIII, dalla Riviera genovese sul Garda, ai frati del convento di San Francesco di Gargnano; la coltivazione si estese poi anche a Maderno e Toscolano. Numerosi viaggiatori ne scrissero a partire dal sec. XV. Un curioso riferimento a Limone è nella Storia della Riviera di Salò (1599), del Grattarolo: «prima che ci fosse alcuna fabrica, ci era una pianta de limone: onde i barcaruoli che ci si ritiravano alle volte per dar loco alla furia del vento, ei dicevano al limone».
Per proteggere piante e frutti dagli occasionali freddi invernali, a partire dal sec. XVII si costruirono le prime limonaie, con muraglie, pilastri, scale, portali, travi su cui, da novembre a marzo, si fissavano assi e vetrate. Fu durante la prima metà del Settecento che a Limone si ebbero gli interventi più consistenti, soprattutto grazie agli investimenti della famiglia Bettoni nei giardini della Garbéra, di Reamòl e della Nua. Da allora, Limone fu "il paese dei limoni". Tutto l'arco del golfo restò segnato dalle nuove imponenti strutture, immortalate nelle stampe, decantate nelle pagine di scrittori e poeti.
Anche J. W. Goethe restò colpito dal paesaggio limonese il 13 settembre 1786, mentre in barca da Torbole andava a Malcesine: «La mattina era stupenda benché nuvolosa, ma all'alba tranquilla. Passammo davanti a Limone i cui giardini disposti a terrazze e piantati di limoni, hanno un ricco e bell'aspetto. Il giardino è costituito da file di bianchi pilastri quadrati, che stanno ad una certa distanza l'uno dall'altro e si spingono su per la montagna ad uso di gradinata. Sopra tali pilastri sono poste delle forti travi per coprire le piante durante l'inverno. L'osservazione e la contemplazione di tali piacevoli oggetti fu favorita dalla lenta navigazione...».
Limone fu la zona di produzione d'agrumi per scopo commerciale più settentrionale al mondo; i limoni venivano esportati a centinaia di migliaia soprattutto in Germania, in Polonia, in Russia, garantendo lavoro e profitti non indifferenti.
Nella seconda metà dell'Ottocento si manifestarono segnali di crisi, prima per la malattia della gommosi (1855), poi per la concorrenza dei limoni delle regioni meridionali a seguito dell'unificazione italiana (1861) e dello sviluppo dei trasporti, infine per la scoperta dell'acido citrico sintetico. Tutti questi fattori resero la coltivazione sempre meno remunerativa; la Grande Guerra, con la requisizione dei materiali di copertura dei giardini, e il freddo eccezionale dell'inverno 1928-29 le diedero il colpo definitivo.
La limonaia del Castèl
Pilastri e muraglie sono rimasti e restano numerosi a ricordare il florido passato dei limoni a Limone. Proprio per far rivivere un'attività tradizionale di grande interesse storico e culturale ,l'Amministrazione comunale limonese si è attivata per l'acquisizione pubblica della limonaia del Castèl. Situata nel centro storico, tra la montagna e le vie Orti e Castello, si stende su più terrazzamenti (còle), tre da una parte, quattro dall'altra rispetto al casello (casèl) centrale, per una superficie totale di mq. 1.633.
La sua costruzione risale al primo Settecento. Passata in proprietà di alcune delle famiglie più benestanti del paese - dagli Amadei, ai Bertoni, ai Patuzzi, ai Girardi, ai Polidoro - nel 1926 fu acquistata da Giuseppe Segala, i cui eredi l'hanno ceduta nel 1995 all'Amministrazione comunale.
Dopo i primi interventi di pulizia delle còle, di sostituzione della travatura (sparadòs e cantér) (1997) e di rifacimento del tetto del casèl all'entrata (1999), si è potuto proseguire nel recupero conservativo con un contributo della Regione Lombardia - tramite la Comunità Montana Parco Alto Garda bresciano - nell'ambito del Piano di Sviluppo Rurale 2000 - 2006: nel 2002 - 2003 è stato restaurato il casèl centrale, è stata ripristinata la canalizzazione dell'acqua per l'irrigazione, sono stati costruiti i servizi igienici, è stato installato l'impianto elettrico, sono stati posati in opera i materiali di copertura di due còle.
Successivamente, nell'aprile 2004 si è provveduto alla piantumazione di una cinquantina di agrumi: limoni, cedri, pompelmi, mandarini, mandaranci, chinotti, clementine e kumquat. Dal 22 luglio 2004 è stata quindi possibile l'apertura al pubblico della limonaia.
Un museo per le limonaie del Garda
Si sta operando per l'allestimento, a scopo museale-didattico, del casèl centrale della limonaia del Castèl. Per Carlo Simoni, coordinatore del progetto, «le limonaie, oltre che monumento del saper fare e della sapienza ambientale gardesana, rappresentano infatti i nodi di una rete di percorsi che nel loro insieme costituiscono forse l'itinerario tematico più significativo fra quelli che si possono individuare e valorizzare nel territorio.
Nel quadro del patrimonio esistente, formato oltre che dai complessi di Maderno e di Gargnano anche da altre innumerevoli e per il visitatore inaspettate presenze (si pensi ai nuclei di limonaie osservabili a Sisengla, sul Monte di Gargnano, o sotto Piovere), si devono richiamare anche le esperienze - decisive sotto il profilo museale, in quanto vive e operanti - delle limonaie tuttora mantenute in attività nella stessa Gargnano e, in questo stesso centro, le potenzialità connesse ad un uso parziale ma innovativo del complesso della Società Lago di Garda.
È da questo sfondo, differenziato al suo interno e tuttavia coeso nei suoi caratteri storici e culturali, che emergono due casi fin d'ora identificabili come i poli portanti di quello che possiamo riconoscere come il "sottosistema" delle limonaie all'interno della rete museale alto gardesana. La limonaia del Castèl, a Limone, con la sua marcata funzione paesaggistica proprio al centro del borgo, e la limonaia del Pra de la fam in territorio di Tignale, da anni meta di visitatori e sede di una perdurante attività colturale, si propongono come terreno di una progettazione museale aggiornata nei metodi e nelle finalità e al tempo stesso in grado di differenziare l'offerta. Appare infatti essenziale che i centri attrattori del sistema si presentino come coordinati e complementari e, richiamandosi vicendevolmente, risultino - per il turista come per la scolaresca - le tappe, imprescindibili, di un'unica visita».
Testo: Domenico prof. Fava